Uno dei principali fattori che ha storicamente limitato la diffusione delle auto elettrica è di tipo economico, ossia legato al prezzo di acquisto del veicolo elettrico, che risulta maggiore rispetto ad un veicolo comparabile con motore endotermico. Ciò anche in virtù del fatto che un potenziale acquirente tende a sottovalutare i benefici economici di cui potrebbe beneficiare lungo tutto il periodo di proprietà di un veicolo elettrico, in termini di minori costi di utilizzo (ad esempio per il “carburante” piuttosto che la manutenzione). 

D’altro canto, la disponibilità di analisi economiche comparative – che adottano un approccio di cosiddetto “Total Cost of Ownership” (TCO), ossia che considerino i costi lungo l’intero periodo di proprietà di un veicolo – consente di aumentare sia la consapevolezza che la propensione di potenziali clienti ad acquistare un veicolo elettrico, come ampiamente dimostrato dal crescente numero di pubblicazioni scientifiche sul tema. Tuttavia, emerge una carenza di studi focalizzati sull’Italia e che considerino un ampio set di voci di costo che caratterizzano un veicolo lungo l’intero periodo di proprietà.

A partire da queste premesse, lo studio intitolato “Factors affecting cost competitiveness of electric vehicles against alternative powertrains: a total cost of ownership-based assessment in the italian market” redatto da Simone Franzò, Alessio Nasca e Vittorio Chiesa del Politecnico di Milano si pone l’obiettivo di realizzare un’analisi economica comparativa dei veicoli elettrici rispetto ad una serie di motorizzazioni alternativa.

L’analisi è effettuata a partire dallo sviluppo di un modello di simulazione ad hoc basato sul concetto di TCO, che include un ampio set di voci di costo, modellizzate su tre diverse fasi che compongono il periodo di proprietà del veicolo: (i) acquisto, (ii) utilizzo (distinguendo tra costi legati e non legati al “carburante” che alimenta il veicolo) e (iii) fine vita. L’originalità del modello deriva dal fatto che esso include alcune voci di costo che risultano essere piuttosto trascurate in letteratura, come ad esempio il costo che deve essere sostenuto da un proprietario di un veicolo elettrico per l’eventuale utilizzo di mezzi di trasporto “alternativi” nell’eventualità che il veicolo elettrico non abbia un’autonomia sufficiente per soddisfare specifiche esigenze di spostamento. 

L’applicazione del modello al mercato italiano offre un confronto estensivo tra i veicoli elettrici (con riferimento ai veicoli elettrici puri – cosiddetti BEV – ed ibridi plug-in – cosiddetti PHEV) ed altre cinque motorizzazioni (benzina, diesel, metano, GPL ed ibridi non plug-in). Sono analizzati i principali segmenti di autovettura caratterizzanti il mercato italiano – ossia i segmenti A (piccole), B (utilitarie), C (medie) e D (medie-superiori), che cubano la quasi totalità delle immatricolazioni.

Rimandando al paper nella sua interezza per una trattazione più ampia dei risultati dello studio, dall’analisi emerge come i BEV siano caratterizzati dal costo totale di proprietà più basso tra le diverse motorizzazioni che sono state prese in esame in due dei quattro segmenti di veicolo analizzati, ossia i segmenti A e C. Questo risultato è principalmente dovuto alla presenza di incentivi all’acquisto di veicoli ed ai minori costi di utilizzo che caratterizzano i BEV rispetto alle altre motorizzazioni, i quali più che compensano il prezzo di acquisto più elevato. In altri casi (segmenti B e D), il prezzo di acquisto relativamente elevato che caratterizza i BEV (così come i PHEV) influisce negativamente sulla loro competitività in termini di costo. 

Lo studio fornisce suggerimenti ai manager delle aziende all’interno della catena del valore della mobilità elettrica e ai “decision maker”, sulle leve per promuovere la diffusione dei veicoli elettrici per far sì che si raggiugano gli obiettivi di decarbonizzazione per il settore dei trasporti. Tra i primi, lo studio fa emergere l’importanza per i car maker di migliorare ulteriormente l’offerta di veicoli elettrici dal punto di vista economico, con particolare riferimento alla necessità di ridurre ulteriormente il costo di produzione del veicolo (e, di conseguenza, il prezzo di vendita). In secondo luogo, lo studio mostra l’impatto che le diverse modalità di ricarica (ad esempio in ambito domestico piuttosto che pubblico) e dei relativi costi abbiamo sul TCO dei veicoli elettrici, rappresentando un utile elemento di riflessione per coloro i quali offrono soluzioni e servizi in questo ambito per definire strategie di pricing che siano sostenibili per tali soggetti ma anche per i fruitori. Tra i secondi, lo studio rimarca l’importanza della disponibilità di incentivi all’acquisto di veicoli elettrici (ed anche all’utilizzo, come ad esempio la possibilità di parcheggiare gratuitamente sulle strisce blu) per supportare la diffusione dei veicoli elettrici in questa fase di mercato ed accompagnarli verso uno scenario in cui tali incentivi non saranno più necessari. Si auspica che modelli di simulazione come quello proposto in questo studio possano supportare il policy maker nella corretta “calibrazione” di tali provvedimenti incentivanti, al fine di massimizzarne l’efficacia al minor costo possibile per la collettività.

Scopri di più sullo studio:  
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S095965262202159X?dgcid=author

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