I biofuel sono carburanti che si ottengono dalla lavorazione di materie prime di origine agricola, come soia, mais, colza e canna da zucchero, o dalla componente biodegradabile di rifiuti e scarti organici. Quelli derivanti da materie prime agricole vengono definiti di prima generazione, mentre quelli ricavati da rifiuti, oli esausti o da materie prime non alimentari – come ad esempio quelli derivanti dal processo di fermentazione delle alghe – si definiscono “avanzati”.
I biocarburanti sono considerati una risorsa rinnovabile, in quanto la loro produzione si basa essenzialmente su materie in grado di rigenerarsi, anche se non mancano criticità sugli impatti della fase di coltivazione, dai consumi energetici agli effetti della deforestazione e dell’utilizzo di terreni coltivabili per finalità alimentari.
Sotto il profilo delle emissioni di gas serra, i biofuel sono ritenuti un’alternativa virtuosa ai carburanti di origine fossile, in quanto si considera che una parte della CO2 emessa nella fase di produzione e utilizzo venga compensata da quella assorbita in precedenza dalle piante impiegate, o dai minori gas serra immessi in atmosfera dai rifiuti non trattati. Il calcolo non tiene conto del fatto che le coltivazioni impiegate, se non utilizzate per produrre carburanti, avrebbero naturalmente un impatto netto positivo sul bilancio delle emissioni di CO2, non andando in compensazione ma sottraendo CO2 dall’atmosfera.
In ogni caso, ai potenziali vantaggi sotto il profilo dei gas serra non corrisponde un sensibile miglioramento sotto il profilo delle emissioni di particolato e inquinanti derivanti dalla combustione, il che si traduce nell’assenza di benefici sostanziali sulla qualità dell’aria rispetto all’utilizzo dei carburanti tradizionali.
Una variabile molto importante da considerare è poi quella degli effettivi volumi di biofuel che potranno essere immessi sul mercato, legata alla capacità di raffinazione e alla quantità di materie prime organiche da cui potranno essere estratti. La produzione italiana di biocarburanti – considerando anche le joint venture all’estero – si attesta oggi a circa 1,65 milioni di tonnellate/anno, con una prospettiva di crescita fino a 5 mln ton/anno entro il 2030, a fronte di un consumo domestico di benzina e gasolio di oltre 30 mln ton/anno e di una domanda interna di combustibili navali e avio nell’ordine delle 6,5 mln/ton anno.
Nonostante questi limiti, i biofuel, e più in generale i biocombustibili, se usati in modo appropriato possono avere un ruolo estremamente importante per il processo di decarbonizzazione dell’economia. Per quanto riguarda i trasporti, in particolare, i biocarburanti disponibili possono contribuire a ridurre le emissioni di CO2 negli ambiti dove l’elettrificazione non è ancora una soluzione percorribile, come il trasporto navale di lungo raggio o quello aereo.
Per approfondire l’argomento:
- Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica: “Consumi petroliferi nazionali”
- The Royal Society: “Environmental sustainability of biofuels: a review”
- Nature: “Bioenergy-induced land-use-change emissions with sectorally fragmented policies”
- Commissione europea: “Advanced sustainable BIOfuels for Aviation”
- Eni e Saipem: “Accordo per lo sviluppo di nuove bioraffinerie”
- ANSA: “Italia avanti su biofuel, ma pochi per l’auto”
- T&E: “Biocarburanti da oli esausti da cottura: Cina principale esportatore verso UE e USA”