Roland Berger pubblica la quarta edizione del suo “Automotive Disruption Radar. La posizione che detiene l’Italia è ancora impietosa: penultimo posto, davanti solo al Belgio. Ancora carente lo sviluppo di infrastrutture ed un ulteriore elemento frenante dato da un quadro normativo non in linea con la rivoluzione tecnologica in atto.
Eppure la voglia di elettrico c’è: l’indice di “customer curiosity” rilevato da Roland Berger per l’Italia è in netta crescita, lo testimoniano le interazioni sui social network e lo spazio sempre maggiore conquistato dal tema della mobilità elettrica sulle pagine dei giornali dedicate al mondo dei motori. Come dire: al nostro Paese basterebbe solo una piccola “scossa” per dare concreto avvio alla rivoluzione della mobilità.
Automotive Distruption Radar
LA TIGRE ASIATICA E L’EUROPA – La Cina si conferma ancora padrona mondiale degli indicatori del “Automotive Disruption Radar” che, è bene precisarlo, misura oltre al grado di elettrificazione dei trasporti anche il livello di innovazione complessiva del comparto, secondo le quattro principali dimensioni del fenomeno che ricadono sotto l’acronimo “MADE”: Mobility, Autonomous, Digitalized, Electrified.
 
Automotive Distruption Radar
Oggi, delle 700 mila vetture elettriche vendute a livello mondo, più della metà sono state vendute in Cina. E il 65% degli cittadini cinesi pensa che la sua prossima macchina sarà elettrica. Per quanto riguarda la guida autonoma, invece, la Cina continua a dimostrare grande interesse, avendo peraltro già stilato delle linee guida standardizzate per la sperimentazione.
L’Europa arranca, ma la nazione che risulta più avanti è – secondo lo studio di Roland Berger – il Regno Unito: c’è un quadro normativo particolarmente favorevole, spinto dall’approvazione ed entrata in vigore a giugno 2018 dell’”Automated & Electric Vehicles Act”.
COSA MANCA ALL’ITALIA E PERCHÉ DOBBIAMO AVERE FIDUCIA – Abbiamo commentato i risultati dell’Automotive Disruption Radar con Andrea Marinoni, Senior Partner di Roland Berger Italia.
«Occorre che il Paese si doti di una vera politica industriale sulla mobilità del futuro, incoraggiando la realizzazione di un ecosistema che esalti le qualità delle nostre imprese e accelerando l’innovazione a partire dagli investimenti». Innovazione della mobilità che significa anche incremento delle opportunità occupazionali.
«L’Italia – prosegue Marinoni – ha delle eccellenze che possono costituire il punto di svolta. Pensiamo solo al progetto “Borgo 4.0 per la sperimentazione della guida autonoma in un piccolo comune dell’Irpinia: un autentico test drive delle “self-driving car” condotto da un consorzio di ricerca coordinato che coinvolge anche ST Microelectronics e l’Università “Federico II” di Napoli. Oppure prendiamo l’esempio del polo della meccatronica che sta nascendo a Rovereto anche grazie al sostegno delle amministrazioni locali e che formerà professionalità nuove fondamentali per la rivoluzione della mobilità».
In conclusione, bisogna partire da questi esempi virtuosi, accompagnati da coraggiose e non equivoche prese di posizione da parte dei decisori pubblici: solo in questo modo l’Italia potrà scalare la classifica e ripartire davvero. In elettrico, si intende…

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